Il commercialista diventa consulente professionale

Il commercialista diventa consulente professionale

Il ruolo del commercialista come consulente aziendale sta diventando ancora più importante alla luce degli ultimi aggiornamenti normativi.

Il commercialista dovrà affiancare le imprese nelle fasi di accesso al credito e gestione del debito, con l’obiettivo di scongiurare la crisi finanziaria ed economica. Sarà fondamentale la diffusione di una nuova cultura finanziaria del credito che renda consapevoli le imprese delle nuove e più stringenti regole, che si indirizzi verso un’attenta gestione finanziaria assistita da figure consulenziali e si completi con un attento monitoraggio durante la vita del credito in grado di mitigarne il rischio a beneficio di chi riceve finanziamenti e di chi li eroga.

In particolare, il commercialista dovrà aiutare le imprese nelle seguenti fasi:

1) Richiesta del credito.

Supportare le imprese nella fase di richiesta del credito bancario tramite la redazione di documenti previsionali e flussi di cassa alla luce dei nuovi modelli di classificazione e valutazione dei crediti.

Con l’applicazione obbligatoria dell’IFRS9 a partire da gennaio 2018, sono entrati in vigore un nuovo modello di classificazione degli strumenti finanziari e nuovi criteri di valutazione delle perdite attese. L’Ifrs9 prevede, infatti, che le banche effettuino accantonamenti non solo per i crediti già deteriorati, ma anche per quelli che potrebbero deteriorarsi in futuro. Di fatto, quindi, la manovra prevede accantonamenti anche per i crediti in bonis che hanno peggiorato la loro rischiosità. Gli istituti dovranno infatti stimare le perdite attese (expected credit loss) nel corso dell’intera vita e non più solo le perdite subite.
Alla luce di ciò, i documenti previsionali e i flussi di cassa divengono elementi chiave nella valutazione dei crediti. Qui entra in gioco il commercialista attraverso attività di informazione dei nuovi criteri e di predisposizione della relativa documentazione.
 

2) Servizio del debito.

Comunicare alle imprese le nuove regole di default ed invitarle a rispettare con puntualità le scadenze di pagamento previste contrattualmente, per non risultare in nel rimborso dei propri debiti anche per importi di modesta entità. Ciò al fine di evitare che la banca sia tenuta a classificare l’impresa in default e fare la segnalazione in Centrale Rischi.
 
 Con le nuove regole europee in materia di classificazione dei debitori in default viene specificato che per arretrato rilevante si deve intendere un ammontare superiore a 500 euro che rappresenti più dell’1% del totale delle esposizioni dell’impresa verso la banca. Per le persone fisiche e le piccole e medie imprese con esposizioni nei confronti della stessa banca di ammontare complessivamente inferiore a 1 milione di euro, l'importo dei 500 euro è ridotto a 100 euro. Inoltre, diversamente a prima, l’impresa non potrà più impiegare margini ancora disponibili su altre linee di credito per compensare gli inadempimenti in essere ed evitare la classificazione in default. Per di più le nuove disposizioni europee prevedono che per uscire dallo stato di default devono trascorrere almeno tre mesi dal momento in cui non sussistono più le condizioni per la classificazione di default.
Se un’impresa supera le soglie, dovrebbe essere segnalata in Centrale rischi tra le attività deteriorate e ciò può comportare difficoltà ad ottenere nuovi finanziamenti. Lo stato di default su un finanziamento ha ripercussioni sugli altri finanziamenti dello stesso gruppo bancario e sui finanziamenti delle imprese collegate all’impresa in default.
Le banche che hanno una rilevanza europea devono aver notificato entro il 1° giugno 2019 la data esatta a partire dalla quale inizieranno di applicare la soglia di rilevanza sulle esposizioni in arretrato. in ogni caso il termine ultimo è fissato al 1° gennaio 2021.
 

3) Gestione dei crediti non performing

Supportare nella fase di gestione dei crediti non performing alla luce della nuova procedura di calendar provisioning.
 
Tale approccio prevede che la banca debba effettuare rettifiche contabili del valore del credito, o corrispondenti deduzioni del capitale computabili a fini di vigilanza, via via crescenti al crescere del tempo che il credito rimane in stato di default, fino all’azzeramento del valore del credito nell’arco di alcuni anni. Il livello delle svalutazioni è differenziato in base alla presenza o meno di garanzie ed è particolarmente severo per i crediti non garantiti, il cui valore in caso di default si azzera in tempi molto brevi.
 
 Leggi l'articolo di ItaliaOggi Il commercialista diventa coach
WhatsApp Scrivici su WhatsApp!