BPVi, la Banca non spiegò i rischi delle azioni, prima condanna: risarciti 40 mila euro

BPVi, la Banca non spiegò i rischi delle azioni, prima condanna: risarciti 40 mila euro

Il 25 marzo 2017 è arrivata la prima sentenza tanto attesa dagli azionisti risparmiatori della Banca Popolare di Vicenza.

Il caso

La Signora S. aveva acquistato 660 azioni BPVi nel 2010 al prezzo di Euro 60,50 cadauna.

Le era stato riferito che le azioni fossero un prodotto sicuro, privo di rischi e che la Banca avrebbe prontamente riacquistato le azioni se la Signora avesse avuto necessità di venderle. Il 19 settembre 2014 la Signora aveva chiesto di poter vendere le azioni. La Banca le aveva risposto, il 1 dicembre, di non poterle acquistare, spiegando che per utilizzare il fondo acquisto azioni proprie era divenuto obbligatorio l’ok della BCE.

L’11 aprile 2015 avveniva il primo crollo del titolo azionario che passava da Euro 62,50 a 48,00 ed infine arrivava a 0,10.

Nonostante i reclami, la Banca negava qualsiasi risarcimento e la Sig.ra, associata ADUSBEF, decideva di intraprendere una causa nei confronti della BPVi.

Le doglianze

L’associata ADUSBEF lamentava: la mancata consegna del contratto quadro, da cui deduceva l’inesistenza dello stesso e la conseguente nullità del rapporto; la violazione degli obblighi informativi data l’inadeguatezza ed inappropriatezza del prodotto (non le erano stati comunicati il rischio liquidità e il conflitto di interessi e non era stato rispettato l’ordine temporale nell’esecuzione degli ordini di vendita). La Sig.ra chiedeva quindi il risarcimento del danno.

La decisione

Il Giudice di Verona Dott. Massimo Vaccari ha accolto in parte le domande della parte attrice, ritenendo che la Banca non abbia adeguatamente informato la Signora S. dell’illiquidità delle azioni BPVi. In aggiunta la Banca non aveva svolto il test di appropriatezza, che misura la capacità del cliente di comprendere lo strumento proposto. Se la risparmiatrice fosse stata informata adeguatamente non avrebbe acquistato le azioni. Nell’obiettivo d’investimento, infatti, aveva dichiarato di dover recuperare il capitale entro breve per sostenere la figlia nell’acquisto di un immobile.

La sentenza ha confermato che la Sig.ra S ha diritto al risarcimento del danno.

Quantificazione

La Sig.ra S, grazie alla sentenza emessa dal Tribunale di Verona, ha diritto alla restituzione integrale del capitale investito (circa 40 mila euro), oltre agli interessi e alla rivalutazione che decorrono dalla data dell’acquisto all’effettivo saldo, e al pagamento delle spese legali (11 mila euro) dell’Avv. Emanuela Bellini di ADUSBEF che ha rappresentato la Sig.ra in giudizio.

Si precisa che ogni caso va valutato individualmente affidandosi a legali competenti in materia.

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